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Intercultura e pari opportunità

Le donne del mondo, i pari diritti, la pari dignità

Intercultura e Pari Opportunità

18 Giugno 2011

La rivolta delle donne saudite

Ieri le donne in Arabia Saudita hanno sfidato il divieto di mettersi al volante e a parte qualche multa, la polizia non arresta nessuna di loro.

La rivolta delle donne saudite

In Arabia Saudita, Paese ricco, pacifico e conservatore, le donne, che sono il 52% della popolazione, non possono guidare la macchina, sebbene possano studiare e lavorare.  Per spostarsi in auto devono essere accompagnate da un uomo, che esso sia marito, padre, fratello o autista autorizzato. Di quest'ultimi nel Paese pare ce ne siano circa 750mila.
Alcune studentesse intervistate dai Tg nazionali affermano che questo divieto impedisce loro di trovare lavoro perchè non possono muoversi e sono costrette a dipendere sempre da qualcuno che le accompagni e la disoccupazione femminile inevitabilmente è aumentata. Gli autisti costano e se non hanno i soldi per pagare, l'unica soluzione è sperare nel buon cuore dei parenti. Molte di loro inoltre la patente la posseggono, quella internazionale, e guidano normalmente se escono dal loro Paese.
Si può affermare che il divieto è più di natura sociale, piuttosto che legale, ed è contenuto in un editto vincolante del 1990, cioé una "fatwa".
Ieri, 17 giugno, le donne hanno sfidato il divieto, organizzato dal comitato "Women2drive" che ha trovato eco attraverso i social forum, salendo in macchina, guidando e facendosi anche riprendere.
La protesta è stata comunque organizzata in modo che le donne potessero essere "protette" da eventuali ritorsioni delle forze dell'ordine, che infatti hanno preferito far finta di non accorgersi delle donne al volante. Nessuna di loro per fortuna è stata arrestata, per ora, solo alcune sono state fermate e multate.
Una protesta soft dunque, che le donne hanno saputo organizzare in modo untelligente.
Il comitato delle disobbedienti aveva anche pubblicato un vademecum di comportamento per evitare arresti o consegueze punitive per chi aderiva, in cui si raccomandava di non formare assemblamenti, di tenere nella macchina una bandiera e una foto del Re per dimostrare di essere delle buone suddite ed infine, se possibile, di convincere un parente maschio a sedere accando a loro in macchina.
Le donne infatti non vogliono una rivoluzione strutturale del Paese, ma il cambiamento di una mentalità che impedisce loro di essere indipendenti nei movimenti.
A questo gesto dimostrativo di venerdì 17 giugno 2011, le risposte non si sono fatte attendere. A parte la solidarietà di tutto il mondo occidentale e non solo, in Arabia Saudita si sono sono formati movimenti di pensiero contrari dei conservatori, ma anche comitati di appoggio alle donne formati anche da uomini, di cui fanno parte scrittori ed intellettuali.
Un gesto quindi quello delle donne saudite che deve essere visto come l'inizio di un percorso, una piccola folata di vento che può portare a qualcosa di importante, senza per questo trasformarsi in una tromba d'aria distruttiva, ma una brezza di cambiamento e di crescita per il 100% della popolazione di questo Paese.
 

Elena Vaccarino

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